Allarme in Italia: per la prima volta un fungo delle piante infetta l’uomo, ecco come

Fin da epoche antichissime i vari microorganismi presenti sul pianeta spesso anche da molto prima della presenza umana hanno condizionato la nostra specie, in modi che solo in contesti molto recenti abbiamo iniziato a comprendere. Il concetto di fungo inevitabilmente fa venire in mente alla tipica forma di vita caratteristica che cresce in prossimità di altre forme di vita e che in alcuni casi è anche commestibile ma anche le varie forme di lievito sono dei funghi a tutti gli effetti perchè hanno un sistema di riproduzione tramite spore. In Italia dopo il Covid la sensibilità in merito ad infezioni su larga scala è aumentata.

Serie TV di successo come The Last Of Us, che riprende il tema post pandemico portato avanti dalla diffusione di un fungo che ha di fatto fatto scomparire la civiltà, ha reso nuovamente “mainstream” questa forma di possibile infezione, che pur corrispondendo a qualcosa di diverso dal batterio o virus, resta molto pericoloso per l’altra forma di trasmissibilità, come evidenziato dall’OMS già durante la pandemia da Covid.

Nel corso delle scorse settimane è stato isolato e ufficializzato il primo caso di contagio da fungo Candida Auris  in un paziente di Pisa che dopo una terapia a base di antibiotici è effettivamente guarito. Questa tipologia

Tuttavia in futuro, secondo l’OMS nuovi casi di possibile pandemia potranno essere effettivamente sviluppati proprio tramite una contaminazione fungina.

Di recente è balzata agli onori di cronaca l’infezione contratta da parte di un micologo indiano di 61 anni, che durante gli studi è stato coinvolto dall’agente patogeno Chondrostereum purpureum, che causa quello che viene chiamato “mal di piombo”.

L’uomo aveva manifestato sintomi come malessere, tosse, voce roca oltre ad aver evidenziato una forma di ascesso paratracheale nei pressi della trachea. L’uomo era stato effettivamente vicino non al fungo in se ma era entrato in contatto con materiale in decomposizione ed altre forme di fungo.

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Un uomo è stato infettato dal fungo del “mal del piombo” delle piante: primo caso noto al mondo

Per la prima volta nella storia della letteratura medica è stata registrata un’infezione da Chondrostereum purpureum in un essere umano. Si tratta del fungo che provoca il mal del piombo nelle piante.
A cura di Andrea Centini

Un uomo è stato infettato dal fungo responsabile del “mal del piombo” o “malattia delle foglie d’argento”, una patologia che interessa diverse specie di piante. È la prima volta nella storia della letteratura scientifica che viene diagnosticata un’infezione di questo genere nell’uomo, un salto di specie peculiare per diverse ragioni. I funghi specializzati nel colpire gli organismi vegetali, infatti, generalmente non sono ben adattati ad attecchire nell’organismo umano, a causa della temperatura, della risposta immunitaria e altri fattori. Ovviamente ci sono specie perfettamente in grado di infettarci: mughetto, piede dell’atleta e tigna sono infezioni fungine molto comuni. Altre, come quelle del cosiddetto “fungo nero” o del famigerato Candida auris, sono considerate serie minacce per la salute pubblica.

La nuova infezione scoperta nell’uomo – un indiano di 61 anni – rappresenta un caso del tutto eccezionale, non solo per la specie coinvolta, il Chondrostereum purpureum, ma anche perché il pazienta era in perfetta salute: aveva un sistema immunitario sano e non soffriva di patologie croniche come diabete o sindrome da immunodeficienza acquisita, che possono favorire le infezioni da agenti patogeni. Il suo caso clinico è stato descritto dai due medici Soma Dutta e Ujjwayini Ray del Consultant Apollo Multispecialty Hospitals di Calcutta, megalopoli da quasi 15 milioni di abitanti. Il 61enne si era presentato in uno studio medico con difficoltà nella deglutizione, voce rauca, tosse, stanchezza e un persistente malessere generale. È stato sottoposto a una tomografia computerizzata all’altezza del collo per accertamenti e i medici hanno immediatamente rilevato un ascesso pieno di pus nei pressi della trachea (paratracheale).

Gli esami di laboratorio condotti sui campioni biologici per identificare il patogeno responsabile non hanno evidenziato la presenza di batteri, ma hanno rilevato delle caratteristiche strutture filamentose determinate dai funghi: le ife fungine. La preparazione Lactophenol Cotton Blue ha evidenziato ife rotonde e tubolari. La crescita della coltura in agar ha invece dato vita a una colonia cremosa e pastosa con pigmentazione giallognola nel giro di 4 o 5 giorni. Poiché ciò che è emerso non era paragonabile ad altre infezioni fungine nota, i medici hanno contattato un centro di ricerca sui funghi dell’Organizzazione mondiale della sanità. Solo attraverso il sequenziamento (l’esame del DNA) è stato possibile risalire al responsabile dell’infezione, il Chondrostereum purpureum, un fungo basidiomicete appartenente alla famiglia Cyphellaceae. Che come indicato è ben noto per causare il mal del piombo nelle piante. Il nome deriva dal fatto che le foglie delle piante infettate sviluppano un caratteristico colore argenteo.

Il Chondrostereum purpureum aggredisce principalmente le piante da frutto (il pesco in particolar modo), ma possono essere colpite anche le rose, il rododendro e specie ornamentali. In primavera attacca soprattutto le piante appena potate e quelle coltivate su un terreno acido. Se non trattato porta a un rapido deperimento e alla morte della pianta, dalla quale fuoriesce con carpofori ben evidenti, rigidi e a mensola. Non è chiaro come il fungo abbia colpito il 61enne, ma trattandosi di un micologo molto probabilmente è stato esposto alle spore durante il lavoro. Il paziente ha comunque affermato di non aver avuto a che fare con questo specifico fungo prima dell’infezione.

Fortunatamente, grazie al drenaggio dell’ascesso e a un trattamento con un comune farmaco antimicotico durato 2 mesi, l’infezione è stata del tutto debellata e non si è ripresentata, come evidenziato dalle visite condotte nel biennio successivo. “Questo caso evidenzia il potenziale dei funghi delle piante ambientali di causare malattie negli esseri umani e sottolinea l’importanza delle tecniche molecolari per identificare le specie fungine responsabili”, hanno dichiarato i medici nell’abstract dello studio. Nonostante i rischi rappresentati dalle infezioni fungine, in particolar modo dal già citato Candida auris resistente ai farmaci, secondo gli esperti non rischiamo una pandemia analoga a quella raccontata nel videogioco e nella serie TV “The Last of US”. I dettagli della ricerca “Paratracheal abscess by plant fungus Chondrostereum purpureum- first case report of human infection” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Medical Mycology Case Reports.

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Un fungo delle piante ha infettato per la prima volta un essere umano (no, non è una serie tv)

Finora non c’erano prove che potessimo essere infettati dal Chondrostereum purpureum, fungo che causa nelle piante un’infezione chiamata “mal di piombo”

Se non trattato rapidamente, può essere fatale per numerosissime piante, specialmente le rose. Si tratta del fungo Chondrostereum purpureum, che causa quello che viene chiamato “mal di piombo”, una malattia che provoca una colorazione metallica delle foglie e che, appunto, colpisce esclusivamente il mondo vegetale. O almeno è quello che credevamo finora. Alcuni ricercatori dell’Apollo Multispecialty Hospitals (India), infatti, hanno appena riportato il primo caso al mondo di questa infezione fungina negli esseri umani. Il caso clinico, avvenuto due anni fa, è stato appena pubblicato sulla rivista Medical Mycology Case Reports.

Come è avvenuto il contagio

Come racconta lo studio, il paziente, un micologo indiano di 61 anni, si era presentato in ospedale lamentando sintomi come tosse, voce rauca, stanchezza e difficoltà a deglutire e sottoposto così a una Tac, dalla quale era emerso un ascesso paratracheale (vicino alla trachea). Sebbene i successivi test di laboratorio, come la microscopia e la coltura, non fossero riusciti a trovare niente di preoccupante, una tecnica di sequenziamento del dna, eseguita dal WHO Collaborating Centre on Reference and Research on Fungi of Medical Importance, è riuscita invece a rivelare l’identità di questo insolito agente patogeno nell’uomo, e in particolare la presenza di lunghi filamenti simili a radici, chiamati ife.

Sebbene fosse un micologo delle piante e non ricordasse di aver lavorato di recente con questa particolare specie, il paziente aveva raccontato di aver svolto alcune ricerche sul campo ed essere quindi entrato in contatto con materiale in decomposizione e altri funghi vegetali, spiegando quindi la possibile origine dell’infezione. Trattato con una terapia a base di antimicotici, per circa due mesi, il paziente non ha avuto complicazioni ed è, a distanza ormai di due anni dall’infezione, completamente guarito, senza presentare alcuna recidiva.

Un caso da studiare con attenzione

Come sottolineano gli esperti, gli agenti patogeni possono annidarsi all’interno di un ospite e iniziare a replicarsi, ma hanno bisogno degli strumenti giusti. Basta pensare che di tutti i milioni di funghi presenti in natura, solo poche centinaia sono in grado di infettare gli esseri umani e gli animali. Va da sé, quindi, che è estremamente raro che un fungo adattato a infettare con le sue ife foglie e steli possa fare lo stesso all’interno del nostro organismo. E il fatto che il paziente in questo studio avesse un sistema immunitario perfettamente funzionante, lo rende un caso ancora più raro e complesso.

Questo studio, quindi, “evidenzia il potenziale dei funghi delle piante di causare malattie negli esseri umani e sottolinea l’importanza delle tecniche molecolari per identificare le specie fungine responsabili”, scrivono gli autori dello studio. “I patogeni umani e i loro potenziali serbatoi vegetali hanno importanti implicazioni per l’emergere di malattie infettive”. Mentre i superbatteri e i nuovi virus che emergono dalle popolazioni animali attirano regolarmente la nostra attenzione, raramente pensiamo alle malattie infettive delle piante che possono arrivare fino a noi. E, sebbene estremamente raro, il fatto che possa accadere rende questa specie di fungo meritevole di attenzione.

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