L’origine del velo islamico non è intrecciata alla religione ma all’organizzazione economica delle società dell’area del Mediterraneo
Il velo islamico in Europa è uno degli indumenti femminili più controversi dei nostri tempi. Da simbolo di sottomissione e di valori retrogradi o estranei all’Occidente, a simbolo di purezza e di spiritualità, ha ricoperto una gamma vastissima di significati spesso totalmente opposti tra loro: emancipazione e arretratezza, integrazione e alienazione, tradizione e modernità, chiamando in causa anche leggi e proibizioni (come il veil ban in Danimarca), movimenti femministi (come il femminismo islamico), e battaglie culturali (come quella di Asmae Belkafir, che ha rivendicato il proprio diritto di esercitare la professione di avvocatessa indossando il velo in tribunale) che ciclicamente si ripropongono nello spazio pubblico.
Nonostante la mole di articoli, libri e trasmissioni tv che hanno trasformato il velo e chi lo indossa in una sorta di esotico prodotto contemporaneo, il velo islamico rimane per lo più un mistero. Eppure, le sue origini sono molto più pratiche ed economiche, che identitarie e spirituali.
Partiamo dall’inizio, provando a rispondere alle domande più ricorrenti su questo indumento.
È obbligatorio per una donna musulmana velarsi?
La risposta è no. Non esiste da nessuna parte, nel Corano, un obbligo vero e proprio di velarsi il capo. Si trova, piuttosto, la raccomandazione per le donne di coprire le parti belle, cioè il petto e i seni. Questa idea di copertura si estende chiaramente anche all’altro sesso, quello maschile, che deve coprirsi invece le gambe, in un’ ottica generale di decoro pubblico a cui entrambi i sessi devono attenersi.
Il velo nasce con l’Islam?
Ovviamente no. Il velo è un indumento usato e diffuso in tutta l’area mediterranea, almeno fin dal quarto secolo avanti Cristo. Il punto – e qui veniamo a noi – è che già dall’antichità era un elemento distintivo delle donne di classi elevate. Le patrizie romane non solo uscivano poco di casa; mai sarebbero uscite senza velo. Questo spiega anche perché, pure nel Cristianesimo, la Vergine è quasi sempre raffigurata velata.
Perché allora le musulmane si velarono?
Per imitazione. Le donne della cerchia del profeta Maometto erano infatti tutte velate: anch’esse, come le patrizie, erano donne altolocate e il loro velo era un simbolo distintivo.
Con l’avvento della nuova religione – l’Islam – si cercò di promuovere soprattutto una società meno gerarchica e più equa. L’Islam non è, in questo, molto diverso dalle altre religioni che lo hanno preceduto e che sempre si sono accompagnate a un messaggio di uguaglianza e giustizia sociale. Per questo anche le schiave, a cui il velo era proibito fino a quel momento, poterono finalmente velarsi come le altre donne.
Il velo islamico ha ancora oggi a che fare con la classe sociale e la ricchezza?
Sì. Le donne musulmane velate sono considerate oggi la minoranza più vulnerabile d’Europa. Questo significa che sono la categoria sociale più soggetta a discriminazioni sul lavoro, a retribuzioni più basse, ad attacchi negli spazi pubblici. Quasi mai una donna col velo viene associata a una classe alta, né a un elevato grado di istruzione.
Ma è un scelta davvero libera?
A questa domanda non c’è risposta. Ci sono tanti veli quanti sono le donne che lo indossano. Questo significa che molte scelgono liberamente di indossarlo, mentre qualcuna sarà condizionata dalla propria famiglia e dalla propria cerchia.
Non sarebbe meglio abolirlo?
No. Fortunatamente, le nostre società sono in costante cambiamento. Sempre più donne musulmane velate e istruite stanno combattendo per svolgere lavori altamente qualificati ed esprimersi nello spazio pubblico. In Europa scegliere di velarsi è un gesto spirituale e religioso, ma non dimentichiamoci che è anche un modo per proporre nuovi modelli femminili, non necessariamente incompatibili con gli altri già esistenti. Questo lo hanno capito anche le industrie, che della vendita di burkini, spille per veli e veli all’ultima moda hanno creato una miniera d’oro: ecco di nuovo il valore economico del velo islamico.
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